Non si torna indietro, la storia di Ernesto Lomasti
(Vivalda Editori, Torino, 2008)


A quattordici anni Ernesto Lomasti è un adolescente che vive a Pontebba, un paesino di montagna in provincia di Udine: è malato di montagna, ma la bassa e robusta corporatura non gli frutta altro che il soprannome di "Cartuccia" e le derisioni dei compagni.
Quando nemmeno ventenne, nel 1979, cade in una palestra di roccia valdostana nel corso di un banale allenamento è ai vertici dell'alpinismo italiano e non solo.
Senza saperlo raggiunge il settimo grado in solitaria in anni in cui pochi tra i migliori si azzardano a farlo in cordata.
La naturale modestia e le eccezionali vie aperte sulle neglette pareti delle Alpi Giulie e Carniche non gli portano né fama né denaro.
Nel 1977 ripete in solitaria il temibile Diedro Cozzolino sulla parete nord del Piccolo Mangart di Coritenza, sulle Alpi Giulie.
L'anno dopo il suo capolavoro sarà una via nuova sulla stessa parete e con lo stesso stile: da solo. L'accademico del CAI Roberto Mazzilis ha avuto in Lomasti uno dei suoi primi compagni di cordata: "Correva la fine degli anni Settanta e un'ipotetica vita alternativa era impensabile ed inaccettabile. Il resto del mondo non esisteva, il resto degli uomini non c'entrava… eccezion fatta per Ernesto, il migliore tra i miei compagni".
La prefazione è di Bruno Contin (GISM), la postfazione dello stesso Mazzilis.


Alpinista d'acqua dolce
(Eurograf, Tarvisio (UD), 2010)



Si tratta di una raccolta di racconti alpinistici autobiografici che hanno per palcoscenico l'intero arco alpino e per sottotitolo "Dalle Dolomiti alle Giulie passando per il Monte Bianco"
Estratto dalla prefazione di Armando Scandellari, scrittore, redattore, segretario della Fondazione Antonio Berti, Medaglia d'Oro del CAI:
In 60 anni di mestiere di intelaiature narrative ne ho viste a iosa. Che si inceppavano già sul principiare o che tiravano via alla meno peggio, ma poi di botto si bloccavano. Ciò che subito mi è piaciuto in Luca è stato lo scatto dinamico delle vicende che intendeva raccontare. La presa alla lettera di certi accessori affabulativi e per contro il depotenziamento di certi messaggi di solito da altri magnificati. Paradossalmente il fissarsi su certi dettagli, per poi disinvoltamente sviarsi nel gergo d'una battuta dialettale. Per cui, alla fin fine, rimane sempre il dubbio se abbia deliberatamente inteso ri-equilibrarsi oppure no.
Altra specificità eloquente è lo zig zag della sua ironia: un lampo, a volte una folgore. Che fa centro però. Tutto in lui si manifesta istintivamente, ha un suo mondo (beato lui!) in cui vi si raggomitola con compiacimento… (…) mi auguro di avere in qualche modo saputo rendere l'altrove alpinistico d'un giovane (e simpatico) scrittore nella dinamica della sua tensione esistenziale ed estetica.
Perciò, per quanto mi riguarda e tutto sommato, sono convinto che questo "itinerario" dell'alpinista d'acqua dolce sia nel suo meccanismo narrativo quanto mai genuino, colorito ed affidabile.

Recensioni e premi

Il Cuardin Giugno 2013

Premio alla memoria del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna 2013

Premio Marcolin CAI sezione PD 2011

Lo Scarpone Dicembre 2011

Premio letterario "Le Alpi Venete" 2008

Recensione Messaggero Veneto 2008

Interviste

SentieriNaturaTV 2009

Telefriuli 2009

Telefriuli 2011